Incipit: Furto d’identità di Robert J. Sawyer

La porta del mio ufficio si aprì scivolando.

– Salve – dissi, alzandomi dalla sedia. – Lei dev’essere la mia cliente delle nove, vero?

Lo dissi con il tono di chi aspetta un cliente anche alle dieci e uno alle undici, ma non era così. L’intera economia marziana era in contrazione e, anche se ero l’unico investigatore privato su Marte, questo era il primo nuovo caso dopo settimane.”

 

Libretto breve questa settimana. Si tratta di Furto d’identità del canadese Robert J. Sawyer, scrittore che sabato prossimo sarà a Milano per i DelosDays.

L’opera più famosa di Sawyer, anche grazie alla serie televisiva che ne è stata tratta, è Flash Forward. Avanti nel tempo. Io non l’ho letto, sono anni che questo romanzo è sulla mia lista dei libri che vorrei leggere ma ancora non ho trovato il tempo per farlo. In compenso ho letto Furto d’identità, e mi è piaciuto molto. Già da queste prime righe si vede che il protagonista è uno di quei detective scalcagnati di molte serie televisive degli anni ’80 e ’90. In gamba, ma perennemente squattrinato. Capace di prendersi poco sul serio, ma di tirar fuori risorse insospettabili quando serve.

E come apprezzato le serie televisive ho apprezzato anche questa storia marziana, narrata con un tocco di quotidianità, come se ciò che stiamo leggendo sia roba di tutti i giorni. In fondo, chi di noi non è mai stato su Marte?

Per questa settimana invece vi lascio con un’esperienza che nessuno di noi vorrebbe fare, ma che tutti abbiamo fatto nella nostra vita:

 

CAPITOLO UNO

Il signor Mack stava andando alla stazione. Era una bella giornata di sole. Gli uccellini sui rami degli alberi cantavano la loro canzone preferita, e spirava un’arietta piena dei profumi della prima colazione: pancetta, uova, zampe di rana e cavolo verzo.”

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