Robert Jordan e Brandon Sanderson: Memoria di luce

Questo non è esattamente il testo che avrei voluto scrivere. Non lo è perché, al di là del fatto che anche nei miei articoli migliori ho sempre una lieve insoddisfazione di fondo per non essere riuscita a dire tutto quello che avrei voluto dire, o per non essere riuscita a farlo nel modo giusto, ho scritto questo testo troppo tardi, e l’urgenza del primo istante è svanita.

In gennaio ho letto A Memory of Light di Robert Jordan e Brandon Sanderson e ho abbondantemente commentato la lettura. Se volete sapere l’effetto che ha avuto su di me provate a dare uno sguardo qui: https://librolandia.wordpress.com/2013/01/22/tarmon-gaidon/. A meno che non abbiate già letto Le torri di mezzanotte non potete leggere l’articolo, ma i commenti posti al di sotto sono innocui. In pratica ero a casa da sola e ho preso il libro, con il computer acceso, con l’intenzione di leggere qualche pagina e poi tornare a scrivere. Come potete immaginare, e come testimonia anche l’ora in cui ho postato i vari messaggi, non l’ho più messo giù. Ed era un romanzo in inglese.

Qualche tempo dopo la pubblicazione italiana di Memoria di luce ho iniziato una nuova lettura. Non avevo fretta, conoscevo già la trama, e non dovevo neppure recensire il romanzo visto che lo avevo già fatto. Anzi, oltre a una vera e propria recensione priva di spoiler per chiunque avesse già letto Le torri di mezzanotte ho anche scritto parecchi articoli molto spoilerosi dedicati a uno più personaggi del romanzo spiegando perché mi erano – o non mi erano – piaciuti. A proposito, questo è un pezzo non-spoiler, indipendentemente da dove siete arrivati.

La mia doveva essere una lettura innocua, giusto? Sapevo già quel che accadeva, ci avevo pure meditato sopra abbastanza. All’inizio sono partita con calma, presa da tutti i miei impegni. Poi ho deciso che quel libro era decisamente troppo ingombrante per portarlo con me in vacanza, anche perché avevo già selezionato Wild Cards 3. L’assalto di George R.R. Martin (e se il nuovo pezzo per Effemme che ho appena terminato mi piace anche in rilettura la prossima cosa da fare è scrivere una recensione di questo romanzo), Il secondo sesso di Simone De Beauvoir, Wimbledon di Gianni Clerici e un romanzo in inglese che terminerò in questi giorni. Direi che per trascorrere due settimane insieme alle bimbe, con i miei genitori ma senza il marito a dare una mano, questi libri erano più che sufficienti. In effetti l’unico che non ho terminato è stato quello in inglese, che sto davvero leggendo a tempo perso.

Memoria di luce era troppo ingombrante per portarmelo dietro, ma mica potevo interrompere la lettura per due settimane, giusto? L’alternativa era finirlo, decisione presa due giorni prima della partenza quando ancora dovevo leggere oltre 500 pagine. Peccato che in quei due giorni io dovessi anche lavorare, fare la valigia, scrivere un paio di articoli e programmare diversi pezzi per il mio blog in modo da non lasciarlo senza novità per due settimane. Ci sono riuscita, ma come potete immaginare non mi è rimasto il tempo necessario per fare nient’altro, anche se sentivo un disperato bisogno di scrivere. Ecco, questo non è il testo che avrei scritto un mese fa.

Una volta tornata dal lago ne ho scritto un altro, molto diverso da quel che avrei voluto scrivere prima, su Robert Jordan e La Ruota del Tempo, un corposo approfondimento (tanto per cambiare) che FantasyMagazine pubblicherà all’inizio di settembre e che può leggere anche chi non ha mai letto nulla della saga di Jordan. Chi la conosce però lo apprezzerà certamente di più, e visto che sono riuscita a non inserire spoiler (a volte il filo su cui camminare è davvero sottile) lo può leggere chiunque, anche se non ha terminato di Leggere La Ruota del Tempo. A Simona Ricci è piaciuto molto, e lei deve leggere ancora Memoria di luce. Certo, da quel che mi ha scritto nella sua rilettura dei romanzi precedenti su qualcosa è un po’ fuori strada, ma chi sono io per dirglielo prima che lo facciano Jordan e Sanderson?

 

Memoria di luce è straordinario. Forse la seconda volta lo è ancor di più rispetto alla prima perché sapendo quel che sarebbe avvenuto non mi sono lasciata sviare dalla trama. La prima volta ero spesso con il fiato in sospeso, e sentivo un bisogno irrefrenabile di andare avanti. La seconda… pure, ma ero molto più consapevole. I dettagli erano più nitidi, proprio come dicono le Aes Sedai. Quando loro trattengono l’Unico Potere gli sembra di poter vedere le cose in modo più nitido, di percepire meglio suoni e odori. Io percepivo meglio il tutto, e non credo che questo effetto sia dovuto solo al fatto che la seconda lettura è stata in italiano e non in inglese. C’è un senso di circolarità incredibile. La Ruota del Tempo gira davvero, e sono un’infinità i dettagli che abbiamo visto in passato che qui ritornano per essere trasformati o completati. Tutto quello che Jordan ha messo nei libri non lo ha messo per puro divertimento, solo perché gli piaceva giocare con la tastiera del suo computer. Sono cose necessarie, e qui ritornano. Avete idea di quante volte mi sia venuta la pelle d’oca? Ho terminato il libro all’inizio di luglio, con un caldo micidiale, eppure spesso avevo (davvero, non sto scherzando o usando metafore) i peli delle braccia ritti, un buon millimetro di pelle d’oca e i brividi. Forse dovrei rileggere il romanzo per provare a contrastare il caldo che continua a imperversare…

Ci sono alcune scene epiche. Grandiose. Altre spezzano il cuore. Oh XXX! No, non vi dico chi è morto, questo sì che sarebbe uno spoiler. C’è pure stato un momento in cui avrei volentieri strozzato Robert Jordan, prima di rimettere le cose nella giusta prospettiva e dire “ok, lo posso accettare. Più o meno.” E non è quello della morte più dolorosa.

Avevo un po’ timore nel leggere questo libro. In fondo è la conclusione di qualcosa iniziato per me nel 1992. Sono cresciuta con La Ruota del Tempo, la mia vita è enormemente cambiata dalla prima volta in cui il vento si è levato nelle Montagne di Nebbia. Temevo di perdere la magia, il gusto dell’attesa e di poter camminare ancora con i personaggi che amavo così tanto. Ora so che non è accaduto. Ho perso qualcosa ma quel che ho guadagnato è molto più grande. Non ci saranno mai più storie nuove, e questa è la sofferenza maggiore, ma la ricchezza che mi hanno dato questi libri resterà sempre con me. Nulla di quello che scriverò potrà mai davvero rendere giustizia a Memoria di luce o alla Ruota del Tempo. C’è solo una cosa da fare: iniziare la lettura. E qualcosa mi dice che in un futuro non troppo lontano io inizierò una nuova rilettura.

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12 risposte a Robert Jordan e Brandon Sanderson: Memoria di luce

  1. Ciao, per caso si sa se e quando verranno pubblicati i volumi della Ruota del Tempo in formato eBook ?
    Scusa se ti uso come fonte ma da varie googlate non ho trovato niente….

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    • Ciao
      io non credo che La Ruota del Tempo verrà pubblicata in ebook. I diritti ora li detiene Harriet in quanto vedova ed erede di Jordan, e lei detesta gli ebook. Tor, l’editore americano, ha faticato parecchio a convincerla a realizzare gli ebook delle edizioni originali. Alla fine lei ha accettato, ma quando si è trattato di pubblicare A Memory of Light Harriet avrebbe voluto far trascorrere un anno fra la pubblicazione del volume cartaceo e la pubblicazione dell’ebook. Solo dietro forti insistenze di Brandon Sanderson si è lasciata convincere a far trascorrere “soli” tre mesi. Con precedenti di questo tipo dubito che consentirà mai agli editori stranieri di pubblicare una versione digitale dei romanzi.

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  2. Avrà sicuramente le sue ragioni, ma è una scelta editoriale suicida perché purtroppo gli ebook di Jordan già si trovano attraverso il download illegale su numerosi siti.

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    • è una delle cose che le ha detto Sanderson. Dopo aver lavorato per oltre trent’anni in un mercato esclusivamente cartaceo però è difficile rivedere le proprie posizioni. Ormai credo anch’io che vadano fatti, ma non mi piacciono neanche un po’. L’unica cosa per cui li trovo comodi è per le ricerche all’interno del testo se si sta cercando una parola o una frase specifica. Se quello che cerco è un singolo episodio però mi trovo molto meglio con il cartaceo. Tanto non sono io a decidere, li subisco soltanto, come li subisce lei che una certa dose di potere decisionale ce l’ha.

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  3. Giulia ha detto:

    Finalmente ho finito la saga. Non so se ti ricordi che commentai tempo fa un tuo articolo sul Trono di Spade dove dicevo che avevo intenzione di riprendere in mano la Ruota del Tempo che avevo lasciato a metà. È stata la scelta migliore che abbia mai fatto, non mi appassionava così tanto un fantasy da quando da piccola lessi per la prima volta il Signore degli Anelli. Nemmeno il Trono di Spade regge il confronto per me. Mi sono sentita come se vivessi anche io nel suo mondo e mi sono affezionata tantissimo ai personaggi. La cosa che più mi è piaciuta è stata il percorso di crescita di tutti loro in cui io mi sentivo molto coinvolta, arrivando ad amarne uno per un periodo e poi ‘odiandolo’ per certi suoi atteggiamenti o scelte, come se fossero davvero persone reali, non so se si capisce il senso. Una caratterizzazione dei personaggi impressionante, davvero complessa e fatta bene. Ovviamente si nota moltissimo il cambiamento di stile e scrittura di Sanderson ma sono contenta che sia riuscito a mantenere lo spirito dei personaggi. L’ultimo libro l’ho davvero apprezzato tanto e si, si ha l’impressione che qualcosa si sia concluso troppo in fretta, ma credo che abbia fatto il massimo che potesse fare e ringrazio davvero la Luce che abbiamo potuto avere un finale. Ho letto tutte le tue recensioni e volevo chiederti un consiglio su cosa leggere ora che ho finito la saga e mentre attendo The winds of winter 🙂

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    • Io non ho preferenze fra Le cronache del ghiaccio e del fuoco e La Ruota del Tempo, tanto è vero che mi ritrovo sempre ad amare di più quello che sto leggendo al momento.
      Il mondo di Jordan è straordinario, chredo che nessun altro sia riuscito a costruire qualcosa di così grandioso, e concordo sulla crescita dei personaggi. è graduale, tanto è vero che a volte fatichiamo ad accorgerci dei cambiamenti, ma se alla fine ci fermiamo a guardare indietro c’è da restare impressionati per il percorso compiuto.
      Capisco perfettamente il senso di quello che dici perchè io ho provato sentimenti simili. Rimpiangeremo sempre il fatto che Robert non abbia potuto completare la sua saga (e che non abbia potuto scrivere la successiva, Infinity of Heaven), ma secondo me non si può non essere grati a Brandon per quello che è riuscito a fare.

      Consigli di lettura? Il primo, per me, è sempre Guy Gavriel Kay, peccato che in Italia ora sia tutto fuori catalogo. Se hai un lettore ebook puoi ancora acquistare la rinascita di Shen Tai, in alternativa puoi provare a cercare in biblioteca o fra i libri usati. Lo so, è un po’ un’impresa, ma secondo me i libri di Kay vanno letti. Nei prossimi giorni pubblicherò un pezzo sul secondo volume dellla sua Trilogia di Fionavar. Se non hai problemi con l’inglese il mio preferito è The Lions of Al-Rassan, mentre devo ancora leggere River of Stars. Comunque sono tutti fenomenali.
      In alternativa puoi provare con Silvana De Mari. L’ultimo elfo è pubblicato in una collana di libri per bambini, e volendo può essere letto come un libro per bambini, così come avviene con Il piccolo principe. Un adulto però vi vede dentro cose che un bambino non può percepire, e anche lui è straordinario.

      Altre opzioni:
      Brandon Sanderson, ma immagino che tu lo abbia già valutato visto che è lui che ha terminato la saga di Jordan. Il più bello è La via dei re, ma è il primo di una saga in 10 volumi il cui secondo romanzo è appena stato pubblicato negli Stati Uniti. Altrimenti Misborn. L’ultimo impero (accidenti a Fanucci che ha mandato fuori catalogo gli altri due) o Il conciliatore.
      Patrick Rothfuss, ma anche con lui chissà quando uscirà il terzo. La storia non è poi tanto innovativa, ma le capacità narrative di Rthfuss sono straordinarie, si divora una pagina dietro l’altra.
      Andrzej Sapkowski. Il primo volume, Il guardiano degli innocenti, è una raccolta di racconti, solo con il terzo iniziano i romanzi. Si tratta di heroic fantasy non proprio convenzionale, con tanti intrighi e i mostri che spesso non sono tanto mostruosi.

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      • Giulia ha detto:

        Concordo, Sanderson ha fatto un lavoro eccellente e anche a me dispiace tantissimo che Jordan sia morto, avrebbe potuto regalarci ancora tanto. Grazie mille per i consigli, andrò a leggermi le trame per vedere cosa iniziare, purtroppo il mio inglese non è il massimo quindi per ora mi limiterò a quelli in italiano (sperando prima o poi di riuscire ad imparare abbastanza inglese da poter leggere, un po’ come hai fatto tu, sarebbe bello). Per quanto riguarda Silvana De Mari io ho amato profondamente i suoi libri, posso dire con sicurezza che L’ultimo orco rimarrà sempre il mio singolo libro preferito. L’intera vita narrata di Rankstrail è qualcosa di commovente. Mi è solo dispiaciuto scoprire le posizioni ideologiche e politiche dell’autrice, ma questo cmq non c’entra con i suoi libri, spero che scriva molto altro. Grazie davvero per i consigli! 🙂

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        • Per l’inglese secondo me dipende da quanto tempo hai a disposizione e da quanto hai la testa dura. Io l’ho imparato praticamente da sola, studiando un manuale a casa, e infatti la mia pronuncia è qualcosa di… impronunciabile! 😉 Però almeno leggo i libri. All’inizio usavo il dizionario più volte sulla stessa pagina, bisogna solo non arrendersi. Il terzo libro che ho letto era A Song for Arbonne di Kay, e lì davvero c’è stata una svolta. Ho impiagato due mesi per leggere le prime 200 pagine, poi qualcuno ha lanciato una freccia, qualcun altro è stato colpito e Kay invece di dirci se il tizio viveva o moriva ha seguito un altro personaggio e ha esposto una serie di intrighi davvero notevole. Quando infine ho avuto la risposta che volevo all’inizio ero entrata troppo nel libro e non sono più riuscitaa uscirne. in due settimane ho letto le altre 400 pagine, e da quel momento è partita la caccia alla bibliografia completa di Kay, cosa di cui non mi sono mai pentita.
          Per la De Mari ho deciso di leggere i libri apprezzando quello che i libri mi sanno dare, il resto è al di fuori altrimenti perdo il gusto della lettura. Io la consiglio al di là delle sue idee, perché concordo con te che le sue storie sono commoventi.

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