Aspettando The Slow Regard of Silent Things di Patrick Rothfuss

Non è il terzo romanzo. Non si tratta di un tomo gigante che potete usare per minacciare la gente o come fermaporte. È una corta e dolce storia su uno dei miei personaggi preferiti.

.
Questo è l’inizio della notizia data il mese scorso da Patrick Rothfuss sul suo blog: http://blog.patrickrothfuss.com/2014/04/the-news-the-slow-regard-of-silent-things/. Ma andiamo con ordine, partendo non dall’autore ma da una notizia che avevo dato io non troppo tempo prima, anche se il fatto che io dia la precedenza alle mie parole su un determinato autore piuttosto che a quanto detto dall’autore stesso potrebbe dire parecchie cose ai miei lettori su una certa tendenza al protagonismo…

Ma no, non c’è nulla di vero in questo, è solo che avendo già scritto un articolo è più rapido riprendere le mie vecchie parole e poi aggiungere le nuove considerazioni.

.

Quello di Patrick Rothfuss è stato uno degli esordi più importanti dell’ultimo decennio. Il nome del vento, pubblicato nel 2007, è subito entrato nella top 10 della classifica di narrativa del New York Times, impresa notevole per un esordiente. Il romanzo successivo, La paura del saggio, ha ingenerato nei lettori un’aspettativa inferiore al solo A Dance with Dragons, con lo scrittore che, come George R.R. Martin, si è trovato a dover far fronte a richieste sempre più pressanti da parte degli appassionati. E quando, nel 2011, La paura del saggio è stato finalmente pubblicato, è balzato al primo posto delle classifiche di vendita.

.

Scopriamo le carte: gli inizi degli articoli spesso sono mere ripetizioni di cose che voi, lettori ben informati, sapete già. Perché? Perché il lettore occasionale, e ce ne sono un bel po’, ha bisogno di queste informazioni, e se salto subito al punto non capisce di cosa sto parlando. Una seconda considerazione è che devo scrivere determinati nomi per esteso per i riferimenti interni del sito, quindi mi dovete sopportare se i titoli lunghi li scrivo, e a volte li ripeto pure, per ragioni puramente internettiane. Normalmente le ripetizioni e la pesantezza non rientrerebbero nel mio stile (la divagazione sì), ma internet spesso ci obbliga a fare determinate scelte. La terza considerazione è che se la ntizia è di sole due righe devo pur allungare un po’ il brodo per avere un articolo da pubblicare, e allora metto informazioni utili per chi non è informato come voi e magari anche cose che ho letto in precedenza ma che non avevo ritenuto abbastanza importanti per dedicargli una notizia specifica. Davvero, a volte mi decido a scrivere per notizie brevissime ma importanti, e finisco per aggiungervi un po’ di cose di contorno interessanti per gli appassionati anche se non fondamentali. E poi anche se all’inizio posso essere ripetitiva voi sapete bene che prima della fine dirò qualcosa di interessante per cui è valsa la pena leggermi.
Forse stavolta ho esagerato con questi commenti, meglio tornare all’articolo.

.
Per non rimanere rigidamente ancorato a toni troppo seri e a una singola opera, fra il primo e il secondo volume della sua epica saga Rothfuss nel 2010 ha pubblicato un libro più breve e dalla struttura più semplice, The Adventures of the Princess and Mr. Whiffle part 1: The Thing Beneath the Bed. Questa storia troverà il suo seguito alla fine dell’anno, quando in libreria arriverà The Adventures of the Princess and Mr. Whiffle part 2: The Dark of Deep Below.

.
L’unica nota che aggiungo è che The Adventures od Frincess and Mr. Whiffle… (va bene i titoli lunghi, ma qui si esagera) non è ancora stato tradotto in italiano, cosa che mi spiace perché ho amato sia Il nome del vento che La paura del saggio, e sono libri che Fanucci ha venduto bene. Dovrebbe stare un po’ più attento ai suoi autori.

.
Patrick comunque non si è dimenticato del mondo Kvothe, la cui storia si concluderà nel volume The Door of Stone, molto ipoteticamente previsto per il 2015 o per il 2016. Dopo il racconto How Old Holly Came to Be, pubblicato lo scorso anno nell’antologia Unfettered, arriveranno altri sguardi nel suo mondo attraverso gli occhi di personaggi diversi. Il primo è un racconto incentrato su Bast intitolato The Lightning Tree e compreso nell’antologia Rogues, la cui pubblicazione è fissata per il 17 giugno. Il secondo, previsto per il 4 novembre, è il romanzo breve The Slow Regard of Silent Things.
La protagonista è Auri, la solitaria amica di Kvothe che vive in un labirinto di passaggi segreti sotto l’accademia. Un terzo racconto, ambientato nel Modeg e incentrato su una delle figure leggendarie del mondo di Rothfuss, Laniel young-again, è ancora in corso di scrittura.

.
Usciamo per l’ultima volta dall’articolo che, in quanto tale, dà una notizia e mantiene un tono impersonale, per commentare un po’. Non credo che Rothfuss riuscirà a finire la storia di Kvothe in un solo libro, anche se potrei sbagliarmi. Secondo me la sua storia ha un ritmo troppo lento, e troppe cose devono ancora accadere, prima di poter avere davvero una conclusione. Non che per me sia un problema, amo le saghe lunghe, semplicemente non credo che avremo la fine della storia tanto presto. E sì, il 2015 o 2016 è presto se parliamo non in termine di prossimo romanzo – ricordo che La paura del saggio è del 2011 – ma di fine della storia, per la quale serviranno a mio giudizio almeno due volumi. Almeno. Tale e quale a Martin per certi versi.
Unfettered è un’antologia che mi incuriosisce molto, peccato non sia mai stata tradotta. Mi sa che prima o poi la leggerò in inglese, e non solo per il racconto di Rothfuss. Mi incuriosisce pure Rogues, anche se ancora non è stata pubblicata. La roba che mi incuriosisce è davvero troppa, mi domando dove troverò il tempo per leggere tutto.
Della storia di Laniel young-again si sa davvero troppo poco per commentare, ho pure trascorso oltre mezz’ora a cercare senza fortuna nei libri italiani la traduzione del suo nome, ma evidentemente un’unica lettura è troppo poco per farmi ricordare in quali punti si parla di leggende o di eventi del passato. Giusto per dirvi che a volte anche negli articoli brevi si butta via un mucchio di tempo su dettagli piccoli, e di solito non avete modo di saperlo. Scrivere è davvero lungo.
Quanto a The Slow Regard of Silent Thing Rothfuss lo ha finito e c’è pure la copertina ufficiale, che ho messo in cima all’articolo.

Nel 2009 George R.R. Martin e Gardner R. Dozois avevano chiesto a Patrick un racconto per l’antologia Star Crossed Lovers, ma lui era troppo impegnato con La paura del saggio e ha dovuto dirgli di no. Quando ha ricevuto la stessa richiesta per l’antologia Rogues però non è riuscito a dare la stessa risporta perché..
1) è come essere invitati a una festa dal ragazzo più affascinante della scuola, non si può dire di no. Lo aveva fatto in passato, non ha potuto continuare a rifiutare. La dimostrazione di quanto sia grosso il fan che c’è in lui (che gongola come un bambino che ha appena ricevuto il suo dolce preferito) è il modo in cui gioisce perché il suo nome sulla copertina di Rogues sfiora quello di Neil Gaiman.
2) Era un po’ che aveva in mente una storia su Auri. 3-4.000 parole, pensava, 6-7.000 se si fosse dilungato. Ma dopo aver iniziato a scrivere la storia prendeva direzioni che lui non aveva previsto. A 3.000 parole aveva appena cominciato, le 7.000 le ha raggiunte senza nemmeno accorgersene, e a 15.000 si è fermato e ha scritto a Martin e Dozois per dirgli che il suo racconto era troppo lungo per l’antologia. Loro lo hanno capito, mi sa che questo è un tipo di problema che Martin conosce fin troppo bene. Poi si è reso conto che la storia di Auri oltre a essere troppo lunga era troppo strana per entrare in quell’antologia, ma che ne aveva in mente un’altra incentrata su Bast che sarebbe stata perfetta. Infatti Rogues contiene il racconto su Bast.
Quello su Auri lo aveva accantonato, ma era la storia stessa a non voler essere messa da parte. Alla fine l’ha completata, fermandosi a 30.000 parole. Per dare l’idea di cosa significhi, più o meno Coraline di Neil Gaiman è lungo 30.000 parole.

Patrick Rothfuss

 

Le persone che hanno letto il romanzo lo hanno apprezzato, pur concordando con lui che sia una storia strana. Patrick non ha spiegato chiaramente perché è strana, si è limitato a dire che mancano elementi che tutti si aspettano di trovare in una storia. Cosa vuol dire in concreto? Non lo so, dovremo leggere il libro per saperlo. Non sarà un romanzo adatto a tutti, come ha detto lo stesso Rothfuss, ma da quando questo per me è stato un elemento importante? Magari non mi piacerà, ma è qualcosa che giudicherò da sola.
Rothfuss ha finito il suo romanzo, quindi nei prossimi mesi i lettori americani lo potranno leggere. Presumo che arriverà anche da noi visto che è ambientato nello stesso mondo già apprezzato anche in Italia. Come se non avessi già abbastanza libri da leggere, ora ce n’è uno in più che sto aspettando.

Questa voce è stata pubblicata in George R.R. Martin, prossimamente in libreria e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

6 risposte a Aspettando The Slow Regard of Silent Things di Patrick Rothfuss

  1. emanuele ha detto:

    Perchè tutti gli autori che mi piacciono sono lenti e nel mentre si mettono pure a scrivere altri libri!? 🙂

    Vabbè aspetto anch’io di leggere questo “The Slow Regard of Silent Things”, se non altro per ingannare l’attesa del prossimo libro della trilogia originale (che poi anche per me non riuscirà a chiudere tutto in un libro… come minimo ha già pronta una “seconda trilogia” ).

    PS
    E pure Martin non chiude in due libri (almeno che non faccia un salto temporale in avanti). C’è troppa roba in sospeso…

    "Mi piace"

    • Siamo in molti a fare paralleli fra i ritmi di scrittura di Martin e quelli di Rothfuss, compresi i due scrittori che capiscono benissimo cosa provi l’altro.
      Penso che a volte sentano la necessità di staccarsi un attimo da quello che li sta impegnando così a fondo. Brandon Sanderson ha spiegato più volte che lui riesce a portare avanti diversi ilibri contemporaneamente purché rispettino un paio di condizioni. La prima è che devono essere in fasi diverse di lavorazione, tipo che ne sta progettando uno, scrivendo un altro e revisionando un altro ancora. La seconda è che devono essere libri diversi, non ha problemi se uno è un fantasy epico e l’altro un libro per ragazzi, ma non è in grado di lavorare contemporaneamente su due fantasy epici.
      A Martin piace passare da un testo a un altro diversissimo, e questo lo ha sempre fatto. Solo che ora gli stiamo tutti col fiato sul collo e la cosa gli complica la vita. A proposito, anche secondo me non riesce a finire in due libri. Tre se ci va bene, altrimenti… hai presente Robert Jordan?
      A proposito di Jordan, poi lo hai mai provato? So che per chi non ci è vissuto insieme come è stato per me ora può sembrare un genere di fantasy un po’ datato, ma se le si dà abbastanza tempo è una serie straordinaria. E poi Sanderson, tutti i suoi libri sono belli ma La via dei re è semplicemente fenomenale, e in autunno uscirà in italiano il secondo volume della saga.
      Leggi anche in inglese? Se sì prova Guy Gavriel Kay, sono quasi tutti romanzi autoconclusivi quindi non ti trovi a dover aspettare decenni per conoscere la fine della storia. Se non leggi in inglese al momenti in vendita in Italia c’è solo l’ebook di La rinascita di Shen Tai.

      "Mi piace"

  2. emanuele ha detto:

    Allora, di Jordan ho comprato il primo libro della nuova edizione (anche se non ho capito se alla Fanucci stanno aspettando di stampare il tutto o hanno invece abbandonato il progetto…boh), ma ho letto solo pochi capitoli perchè nel frattempo ho scoperto Abercrombie che mi ha totalmente conquistato. Quindi non posso ancora giudicare la saga della Ruota del Tempo… sì, è tutto un po’ troppo “fantasy classico” per i miei gusti, ma voglio almeno provare a finire il primo libro prima di dare un giudizio definitivo. Di Sanderson per ora ho letto solo la prima trilogia di Mistborn e devo dire che m’è piaciuta parecchio. Cioè anche lui mi sembra che abbia uno stile abbastanza “tradizionale” (bene vs male, ect…), ma lo arricchisce con idee davvero originali (tipo quella strana forma di magia) e non mancano i colpi di scene inaspettati, penso che prima o poi leggerò di sicuro molti altri suoi libri. Di Kay invece mi sono letto la trilogia di Fionavar, Ysabel e The Lions of Al-Rassan (che fin’ora è quello che m’è piaciuto di più). Anche lui mi pare abbia uno stile un po’ classico e infatti ho fatto fatica all’inizio, ma è molto bravo nella caratterizzazione dei personaggi e praticamente leggo i suoi libri solo per quello (oltre che per le ambientazioni sempre interessanti), meno per la storia in se. Recentemente ho iniziato a leggere anche i lavori di Andrzej Sapkowski, più che altro perchè sono un fan del videogioco, ma devo dire che ne sono rimasto un po’ deluso. Mi sono piaciti molto le due antologie (Il guardiano degli innocenti e La spada del destino), molto meno invece la saga in se… che mi sembra abbia il fiato corto già alla fine del secondo libro…

    "Mi piace"

    • Su questo ti posso tranquillizzare: il prossimo mese Fanucci pubblicherà la ristampa del prequel della Ruota del Tempo, Nuova primavera, e poi andrà avanti con la serie al ritmo di uno ogni sei mesi.
      Capisco l’abbandonare ogni altra cosa quando si scopre un autore che piace davvero, qualche volta ho fatto anch’io delle full-immersion in una determinata saga.
      Il primo Jordan è il più classico con villaggio, compagnia e via dicendo, anche se da subito mi aveva affascinata quella magia divisa in metà maschile e metà femminile e la minaccia che gravava sugli uomini in grado di toccare l’Unico Potere. Nel secondo arrivano altri elementi all’epoca originali (anche se poi alcune cose sono state riprese da altri autori e ora, leggendo il libro con opere successive in mente, può sembrare che sia Jordan a non essere orginale…) e molto importanti, vedi per esempio i Seanchan, e la trama si differenzia su diversi filoni. La vera scoperta del mondo comunque c’è nel quarto: da lì in poi è evidente che è quella terra la protagonista della storia, con i suoi popoli, usi, costumi e una quantità di dettagli incredibile. Il mondo di Jordan è il più complesso e affascinate che mi sia mai capitato d’incontrare. In Martin è più importante il passato, e scrive meglio di Jordan, ma la costruzione che è stato capace di realizzare Robert è semplicemente incredibile. Poi io amavo i personaggi, ero curiosa di sapere cosa avrebbero fatto, se sarebbero sopravvissuti – e contrariamente alle battute che circolano non è vero che tutti sopravvivono – e ho sempre divorato ogni romanzo. Capisco che non a tutti piaccia, ma io amo questa saga.
      Sanderson ha sistemi magici notevoli e alcune sue scene d’azione sono mozzafiato, davvero sa come usare gli strumenti a sua disposizione. Comunque Mistborn, saga che pure mi è piaciuta parecchio, se paragonato a La via dei re, è come un lago confrontato con l’oceano: il secondo è immensamente più vasto e profondo. Se il buon giorno si vede dal mattino, Le cronache della folgoluce diventeranno una delle saghe fantasy più importanti di sempre.
      Kay per me ha sempre partenze un po’ lente ma io amo il suo modo di adoperare le parole. La sua scrittura è molto poetica. Fionavar è classico, perciò se cerchi qualcosa dalla struttura originale non è la trilogia più adatta, anche se è originale il modo in cui combina determinati elementi. Ysabel è quello con la storia più strana, ed è pure per adolescenti, è una cosa un po’ a parte nel suo percorso. Gli altri sono più vicini a The Lions of Al-Rassan, e non solo perché la duologia The Sarantine Mosaic e The Last Light of the Sun sono ambientati nello stesso mondo. Kay usa poco gli elementi magici e si concentra di più sui personaggi, mostrando come scelte individuali possano avere influenze molto vaste.
      Anche a me di Sapkowski sono piaciute di più le antologie rispetto ai romanzi, l’ultimo tradotto l’ho già comprato ma onestamente mi sto chiedendo se andare avanti. Suppongo che lo deciderò dopo questa lettura, non sarebbe il primo autore che ho abbandonato.

      "Mi piace"

  3. riccardocicognani ha detto:

    MADONNA SIAMO NELLA SECONDA META’ DEL 2018 ANCORA NON HA FINITO IL LIBRO

    "Mi piace"

    • Sì, siamo nella seconda metà del 2018 e ancora Rothfuss non ha finito il libro. Scrivere non è piegare magliette: tot minuti, tot magliette piegate, per cui più tempo hai a disposizione più magliette pieghi. I miei testi sono molto più semplici rispetto alla narrativa, eppure capita anche a me di bloccarmi anche per una mezz’ora su una singola frase, o di buttare via improvvisamente un paio di pagine a cui ho dedicato qualche giorno perché mi rendo conto che quel che ho scritto non vale nulla.
      Detto questo ti chiedo di non usare lo stampatello maiuscolo, che equivale a urlare, e di evitare esclamazioni come quella con cui hai aperto il tuo intervento, che pur essendo atea mi disturbano molto.

      "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.