George R.R. Martin e Westeros

Se c’è una cosa di cui i fan di George R.R. Martin possono essere sicuri è che, qualunque sia la data di pubblicazione annunciata per una sua opera, non sarà rispettata. Non la prima volta che viene annunciata. Io avevo già pubblicato questo articolo su FantasyMagazine quasi quattro mesi fa, ma a parte qualche piccolo aggiornamento il testo è sempre attuale. Visto che lo scrittore non ha cambiato le sue abitudini, infatti, che si stia parlando di un romanzo, di un racconto o di un’opera enciclopedica come The World of Ice and Fire, l’unica cosa certa oltre all’arrivo del prossimo inverno è una lunga attesa prima di poter cominciare la lettura.

Che Martin non sia rapido a scrivere, che ami fare più cose contemporaneamente o che tenda a scegliere la strada più tortuosa per recarsi in qualunque luogo, non sono novità, anche se agli inizi della sua carriera questi problemi non erano davvero tali. In fondo lui aveva un’idea, per scriverla impiegava tutto il tempo che riteneva necessario e poi la proponeva a un editore. Nessuno si aspettava nulla da lui e quel che faceva era quasi sempre ben accetto. Il problema è che le sue opere si sono allungate a dismisura senza che il suo metodo di lavoro sia stato modificato, e ora che la sua opera più importante è ben lungi dall’essere completa le attese si fanno sentire.

Fra A Storm of Swords (Tempesta di spade, I fiumi della guerra, Il portale delle tenebre) e A Feast for Crows (Il dominio della regina e L’ombra della profezia) sono trascorsi cinque anni, fra A Feast for Crows e A Dance with Dragons (I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria, La danza dei draghi) ne sono trascorsi ben sei. Dal luglio 2011, mese in cui è giunto in libreria quello che al momento è l’ultimo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, sono passati oltre due anni, e ancora non si sa quando Martin terminerà The Winds of Winter. Scottato dalle esperienze passate e dalle date che continuavano a slittare, lo scrittore ha deciso di non provare neppure a rispondere a chi chiede previsioni e si limita a un generico “finirò quando finirò”. Fra qualche mese comunque finirà il periodo in cui sapevamo con certezza che il romanzo non sarebbe stato pubblicato. Lo aveva detto fin da subito, prima del 2014 non c’era nessuna possibilità che The Winds of Winter arrivasse in libreria. Ora però il 2013 è quasi finito, e HBO incombe sempre più vicina alle spalle dello scrittore. Per George il progetto è ancora quello di realizzare sette romanzi, anche se la sua priorità è di narrare la storia come deve essere narrata e di non forzarla per farla restare entro i limiti di una scansione troppo rigida. Intanto, giusto ieri in una convention Martin ha letto due capitoli del nuovo romanzo. Io so su chi erano e più o meno su cosa erano incentrati. Ve lo devo dire o evito spoiler e tengo la cosa per me?

Parallelamente ai lavori per The Winds of Winter ce ne sono altri che procedono senza sosta.

La terza stagione di Game of Thrones è risultata essere la seconda serie più seguita di sempre su HBO, dietro solo ai Soprano (stagione 2004) e davanti a True Blood (2010) e a Boardwalk Empire (2010). HBO è impegnatissima con le riprese. Dalle notizie di casting – la prossima primavera vedremo certamente Mace Tyrell, Oberyn Martell, Ellaria Sand, Tycho Nestoris, Yohn Royce e Hidzahr zo Loraq e assisteremo al ritorno di Lysa Tully – sappiamo che la quarta stagione comprenderà parti di ben tre romanzi, A Storm of Swords, A Feast for Crows e A Dance with Dragons, anche se ovviamente la produzione non ha spiegato quanto verranno portate avanti le singole trame. Dopo le sceneggiature degli anni scorsi (1×8, 2×9 e 3×7) stavolta George ha scritto quella del secondo episodio della quarta stagione, ma in ballo ha anche l’altro misterioso progetto per HBO. Un’ipotesi che è stata avanzata è la trasposizione televisiva dei racconti dedicati a Dunk ed Egg, Il cavaliere errante, The Sworn Sword e The Mystery Knight, ma nulla è ancora certo.

Quella che per un certo periodo era parsa sicura, dopo un notevole numero di rinvii, era la pubblicazione per l’autunno di The World of Ice and Fire. Il compendio enciclopedico è curato da George insieme a Elio Garcia e Linda Antonsson, amministratori di http://westeros.org/, il più completo sito dedicato al mondo di Martin. Per capire il livello della loro preparazione basti sapere che, dopo aver involontariamente cambiato il sesso di un cavallo fra il primo e il secondo romanzo, Martin ha iniziato ad avvalersi della consulenza di Elio e Linda in modo da evitare future incongruenze su dettagli marginali, dettagli di quel tipo che solo una manciata dei fan più accaniti è in grado di notare.

Secondo il progetto originario The World of Ice and Fire avrebbe dovuto comprendere una storia del continente di Westeros a partire dal tempo dei Primi Uomini per arrivare al regno dei Targaryen e alla ribellione di Robert Baratheon. Insieme a numerose illustrazioni a colori firmate da artisti del calibro di Ted Nasmith e Justin Sweet ci sarebbe dovuto essere anche un racconto inedito di 30 pagine firmato dallo stesso Martin. La sintesi però non pare essere una delle doti migliori di Martin se è vero che là dove avrebbe dovuto preparare un testo di 50.000 parole ne ha scritto invece uno di 250.000, definito scherzosamente in una convention GRRM — arillion.

La premessa alla base di The World of Ice and Fire è che si tratti di un libro scritto da tal Maestro Glyndon e donato a Robert subito dopo la sua vittoriosa ribellione. Glyndon avrebbe realizzato il testo basandosi su tre resoconti precedenti opera rispettivamente di un septon, di un Gran Maestro e di un giullare di corte. Fra i contenuti del libro sono stati citati episodi mai rivelati nei romanzi come la fuga dei Targaryen dall’antica Valyria, dettagli della conquista di Aegon, la storia della Guerra del Credo e quella della Danza dei draghi avvenuta al tempo di re Aegon II, o ancora vicende relative ad Aegon IV il Mediocre.

La data di pubblicazione è slittata — ora si dell’anno prossimo — per un motivo molto semplice: Martin ha scritto più del previsto. Il libro è diventato molto più ricco con nuovi episodi relativi alla caduta delle Case Tarbeck e Reyne, al fondatore di Casa Lannister, all’arrivo degli Andali e alla storia della Valle di Arryn, e la decisione di inserire ulteriori immagini, ma la sua pubblicazione è stata posticipata.

In The World of Ice and Fire avrebbe dovuto esserci anche il racconto The Princess and the Queen, dedicato alla già citata guerra fratricida diventata famosa come la Danza dei draghi. Il racconto però è stato ufficialmente inserito in Dangerous Women, l’ennesima antologia cross-genere curata da George R.R. Martin e da Gardner R. Dozois prevista per il 3 dicembre prossimo. Nell’antologia saranno presenti racconti di molti autori noti anche in Italia come Joe Abercrombie, Jim Butcher, Joe R. Lansdale, Megan Lindholm (più famosa con lo pseudonimo di Robin Hobb), Lawrence Block, Brandon Sanderson, Lew Grossman, Nancy Kress, Diana Gabaldon, Sherrilyn Kenyon e Pat Cadigan. L’antologia è in dirittura d’arrivo, e se al suo interno ci sarà The Princess and the Queen — non ho capito se in versione integrale o in versione ridotta con passaggio da 80.000 a 30.000 parole — non è chiaro che fine abbia fatto il racconto originariamente progettato da Martin per Dangerous Woman. Secondo le più vecchie dichiarazioni dello scrittore l’antologia avrebbe dovuto contenere il quarto racconto della serie di Dunk ed Egg, in questo caso dedicato al viaggio del cavaliere errante e del suo scudiero nella terra governata da Casa Stark. Il racconto per ora è misteriosamente sparito, anche se George vorrebbe dedicare a quei due personaggi almeno altri cinque o sei testi. Nell’attesa di proseguire le loro avventure lo scrittore potrebbe pubblicare in primavera un’antologia dedicata ai primi tre racconti, ma ancora nulla è certo. Intanto se conoscete l’inglese potete leggere qualche pagina di alcuni racconti (e qualche recensione) direttamente dal sito di Tor: http://www.tor.com/features/series/dangerous-women. Fra le varie anteprime c’è anche quella di The Princess and the Queen: http://www.tor.com/stories/2013/07/dangerous-women-george-r-r-martin-excerpt.

Prima della fine dell’anno è previsto un altro libro legato alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, anche se in questo caso non c’è nulla di inedito. Si tratta di The Wit & Wisdom of Tyrion Lannister, un libretto ideato dall’editore inglese di Martin, HarperCollins, e immaginato come regalo di Natale. Jane Johnson, che ne ha curato la realizzazione, ha dichiarato che “l’idea di un libro-dono umoristico contenente citazioni di Tyrion è apparsa irresistibile. Lui è senza dubbio il personaggio preferito della saga, ed è evidente come anche George lo ami: le battute migliori sono sempre le sue, nonostante — o forse proprio perché — non corrisponde all’idea tradizionale di eroe. È un nano, è brutto, ha un debole per le puttane, non è galante o eroico e sa essere assolutamente spietato. Però è anche arguto, pronto all’autocritica e intelligente, senza dimenticare che è un lettore e un pensatore, tutte caratteristiche che lo rendono un eroe moderno e un ottimo soggetto per un libro come questo.” The Wit & Wisdom of Tyrion Lannister sarà illustrato dall’artista e caricaturista Jonty Clark. Alcune pagine del libretto si possono vedere sulla relativa pagina di Amazon: http://www.amazon.com/Wit-Wisdom-Tyrion-Lannister/dp/0345539125/ref=la_B000APIGH4_1_9?s=books&ie=UTF8&qid=1381611643&sr=1-9.

Per quanto riguarda l’Italia Mondadori è impegnata nella revisione completa dei cinque romanzi che fin qui compongono le Cronache del ghiaccio e del fuoco e ne sta preparando la versione e-book. In teoria sarebbe dovuta essere pronta proprio in questo periodo, ma non ho ricevuto alcuna conferma ufficiale. In giugno è iniziata la pubblicazione della serie delle Wild Cards, giunte in lingua originale al ventiduesimo volume e in precedenza ferme in Italia al secondo libro. La seconda trilogia è indicativamente prevista per la primavera del 2014, la terza per l’estate dello stesso anno. Tuf Voyaging, che da noi diventerà Il viaggio di Tuf, è previsto per la fine di questo mese, e visto che non lo ho ancora letto è un libro che attendo con una certa impazienza. Lo stesso giorno sarà pubblicata l’edizione economica di La danza dei draghi, mentre prima di Natale dovrebbe uscire l’edizione con copertina rigida (in pelle di drago) di A Storm of Swords. The Wit & Wisdom of Tyrion Lannister dovrebbe diventare La saggezza di Tyrion Lannister, ma dubito che la sua traduzione arriverà per quest’anno.

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5 risposte a George R.R. Martin e Westeros

  1. emanuele ha detto:

    The World of Ice and Fire dev’essere qualcosa di così grosso che per una volta non mi dispiace aspettare, che ci mettano tutto il tempo che ci vuole, l’importante è che venga fatto davvero bene.

    Comunque tutti questi ritardi sono davvero solo imputabili al suo modo di fare e alla lentezza con cui scrive Martin? Non è comunque strano che all’inizio abbia impiegato solo quattro anni per scrivere i primi tre libri di asoiaf e poi gliene sono serviti ben undici per fare i restanti due? Io Martin lo seguo solo dal 2007, ma personalmente ho sempre avuto il sospetto che sia incappato nel più classico blocco dello scrittore… poi magari mi sbaglio e sono io ad essere in malafede.

    PS
    è possibile che la Mondadori per sfruttare quest’ondata di popolarità di Martin decida di pubblicare anche i racconti di Dunk ed Egg? Per caso hai qualche notizia in merito o non c’è niente?

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    • I ritardi nella pubblicazione di The World of Ice and Fire sono stati causati sia dai lunghi tempi di scrittura di Martin, sia dalla decisione abbastanza recente della casa editrice di inserire più illustrazioni di quanto progettato in un primo tempo. E se commissionano nuove illustrazioni, gli artisti devono avere il tempo per realizzarle.
      La prima idea di A Game of Thrones risale al 1991, perciò per i primi tre romanzi Martin ha avuto bisogno di 9 anni, anche se è vero che fino al 1994 era impegnato con Hollywood e poteva dedicare ben poco tempo alla narrativa.
      Quando ha iniziato a scrivere il quarto romanzo pensava di far trascorrere un intervallo di 5 anni nel mondo di Westeros in modo da consentire a bambini e animali di crescere. Però c’erano alcune cose che doveva narrare, in particolare eventi delle Isole di Ferro. Ha iniziato a scrivere il prologo che avrebbe dovuto colmare il gap, ma più andava avanti e più il prologo diventava lungo e complesso. Troppo lungo e troppo complesso, fino a diventare praticamente illegibile. Quando si è reso conto che l’intervallo di 5 anni non poteva funzionare perché troppe cose dovevano accadere subito, ha buttato via tutto quel che aveva scritto fino a quel momento e un anno di lavoro. Poi ha iniziato a scrivere di nuovo. A un certo punto si è reso conto che il libro che stava scrivendo era troppo lungo e ha dovuto lavorare per separare il neonato A Feast for Crows da quello che sarebbe diventato il successivo A Dance with Dragons.
      Per pubblicare il quarto romanzo ha avuto bisogno di cinque anni, ma credo che solo tre e mezzo siano davvero confluiti nel libro che possiamo leggere. Poi ha cominciato A Dance with Dragons, anzi, lo ha ripreso visto che alcuni capitoli li aveva già scritti.
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      E qui ci sono stati diversi problemi. Uno è che lui sa più o meno dove sta andando, ma non sa quale strada percorrerà per arrivare in quel punto. Un giorno ha detto di aver scritto un capitolo molto evocativo sull’incontro fra Tyrion e il Lord Velato. Solo che dopo averlo fatto (e averci perso chissà quanto tempo) si è reso conto che quel capitolo lo avrebbe portato su una strada che non intendeva percorrere, così lo ha buttato via. Quanti capitoli ha buttato a questo modo? Quanto tempo ha buttato a questo modo? E poi ci sono i problemi di tempo.
      Martin ha parlato del nodo di Meereen come del principale responsabile del ritardo. Perché? Perché a Meereen c’è Daenerys, e lui doveva gestire la sua storia, ma lì stanno confluendo un bel po’ di altri personaggi. Quentyn lo abbiamo visto arrivare, e ne parlerò a breve. Tyrion è fuori dalle mura della città. Victarion sta arrivando, e l’arcimaestro Manvyn pure. Gestire queste trame, farle combaciare, non è semplice. Martin ha scritto tre volte il capitolo sull’arrivo di Quentyn a Meereen. In una versione lui arriva molto prima del matrimonio di Daenerys. In una – quella pubblicata – lui arriva il giorno del matrimonio. In un’altra versione Quentyn arriva dopo. Solo dopo aver scritto le tre versioni è riuscito a capire come funzionava meglio la storia, e ha buttato via le altre due. Se per scrivere un capitolo in realtà ne scrive tre è ovvio che gli serva tempo. All’inizio non aveva di questi problemi. Quando i suoi personaggi erano tutti insieme non doveva far combaciare le cronologie. Però adesso i personaggi dovrebbero iniziare a riunirsi, quindi il problema si risolverà da solo o almeno si ridimensionerà molto.
      Altro problema: la divisione fra A Dance with Dragons e The Winds of Winter. All’inizio lui aveva piazzato in fondo al libro un evento che avrebbe inevitabilmente provocato una reazione di Dorne. Questo è quanto ha scritto Martin, avendo letto il libro suppongo si riferisca alla morte di Quentyn. Poi ha deciso di anticipare quell’evento, perciò ha iniziato a narrare ancuni eventi in Dorne. Poi ha di nuovo piazzato in fondo quell’episodio e non ha avuto più bisogno di narrare i fatti dorniani, ma ha dovuto riscrivere parzialmente un paio di capitoli per adeguarsi allo spostamento cronologico fatto passando dalla seconda alla terza versione.
      Questi problemi sono davvero tanti, e per forza di cose lo hanno ritardato.
      Altro elemento: il punto di vista di Barristan Selmy. In A Game of Thrones i punti di vista erano otto: Ned, Catelyn, Sansa, Arya, Bran, Jon, Tyrion e Daenerys. Ora quanti sono? Sansa, Arya, Bran, Jon, Tyrion e Daenerys sono rimasti, a loro si sono aggiunti Davos, Jaime, Cersei, Theon, Asha, Victarion, Brienne, Areo Hotah, Arianne e Barristan, sempre se non ho dimenticato nessuno. Per ora non conto Melisandre, protagonista di un solo punto di vista, e ho ignorato Quentyn, presente in un solo romanzo. Sono almeno 16 personaggi. Martin ha dichiarato che ogni volta che passa da un punto di vista all’altro gli serve qualche giorno per adattarsi ed entrare davvero nella sua testa. Ora lo deve fare molte più volte di prima, quindi sono di più i giorni buttati via per adattarsi. Per questo lui all’inizio non voleva dare il punto di vista a Barristan. Ha provato e riprovato a scrivere determinati eventi ma la cosa non funzionava. Alla fine si è reso conto che certi episodi potevano essere raccontati meglio in un flusso di coscienza piuttosto che in un dialogo, così ha creato un nuovo personaggio. Ma quanto tempo avrà buttato via prima di prendere questa decisione, e quanto tempo extra gli sarà servito per creare un personaggio in più? Ecco, se la pianta di creare personaggi nuovi scrive più in fretta, se continua a mettere carne al fuoco è più lento.
      Io non credo alla mancanza dell’ispirazione, credo solo che si sia complcato enormemente la vita e che debba valutare con molta attenzione ogni decisione che prende.
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      è seriamente probabile che Mondadori pubblichi i racconti di Dunk ed Egg. Ci stanno lavorando, ma per ora non c’è nulla di ufficiale.

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  2. emanuele ha detto:

    Adesso capisco cosa intendevi con “Il problema è che le sue opere si sono allungate a dismisura senza che il suo metodo di lavoro sia stato modificato”… non immaginavo proprio che dovesse affrontare così tanti problemi (anche se è vero che molti se li crea da solo). Beh speriamo bene.

    PS
    Grazie per tutte le informazioni, mi ha fatto molto piacere leggerle !

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  3. Giu ha detto:

    Credo che l'”amore” per Martin ti stia facendo giustificare un po’ troppo la sua lungaggine: sul web, tra le tante cose che si leggono, si dice che in realtà il buon George stia “allungando il brodo” e sfruttando al massimo il momento e la vena del TWOIAF. Quanto al fatto che incasini sempre più le storie inserendo nuovi personaggi è una classica strategia cinica di molti autori quando devono “allungare” una storia.
    Il pericolo è che, ad un certo punto, non riesca più a gestire la complessità e/o che (per età o altro) debba abbandonare prima della fine. Come abbastanza spesso succede verrebbero trovati (per biechi motivi di business) “eredi” che più o meno stancamente la proseguirebbero senza fine.
    Spero che non sia vero ma i prodromi ci sono tutti.

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    • Che George stia allungando il brodo è un’opinione che ho già incontrato e che non condivido, ma non l’ho mai neppure condivisa neppure per Robert Jordan. Alla fine certe cose sono molto personali, determinate scene possono essere ritenute descrittive o prolisse a seconda di chi le sta leggendo, ed entrambi potremmo avere ragione. Se qualcuno non la pensa come me e ritiene che ora Martin stia semplcemente speculando sui libri passati è libero di interrompere la lettura, la cosa non mi crea alcun problema. Non ho mai pensato che i miei gusti fossero il modello a cui tutti si devono conformare, quello che per me è un capolavoro ad altri può risultare fortemente indigesto. Secondo me lo stile di Martin non è cambiato, si è solo complicato la vita con troppe cose in ballo. Per sapere se riuscirà a gestire la trama non resta che leggere i prossimi libri, quando li pubblicherà.

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