Guy Gavriel Kay: River of Stars

Il prossimo mese di aprile vedrà la pubblicazione di un nuovo romanzo di Guy Gavriel Kay, River of Stars. Al momento si sa solo che il libro sarà pubblicato in lingua inglese, è troppo presto perché possa esserci qualche notizia circa un’eventuale traduzione in italiano. Qualche mese fa Fanucci ha pubblicato il suo romanzo precedente, La rinascita di Shen Tai. Da quel che ho capito da un punto di vista commerciale è stato un libro come tanti, non un fiasco ma nemmeno vendite eclatanti, quindi bisogna vedere cosa l’editore pensi di queste vendite. Se pubblicherà anche River of Stars significa che le ha giudicate accettabili, fra l’altro il nuovo romanzo ha maggiori probabilità di vendere rispetto al primo per il puro e semplice fatto che l’autore ora è un po’ più noto anche da noi.

Chi ha comprato La rinascita di Shen Tai? I fan di vecchia data come me, ovvio. E poi tutti coloro che hanno visto il libro e ne sono stati attratti pur non sapendo nulla dell’autore. Ora se a quei lettori hanno è piaciuto quel che hanno letto – e penso che per la maggior parte di loro sarà così – saranno pronti a comprare anche il nuovo romanzo di Kay quando lo vedranno in libreria. Perciò un nuovo romanzo avrebbe su di se l’attenzione dei lettori della Trilogia di Fionavar e del Paese delle due lune più quella dei lettori della Rinascita di Shen Tai più quella di chi, vedendo il libro esposto, ne sarebbe attratto.

Insomma, se il primo libro è bello il secondo probabilmente vende di più. E, come forse avrete capito, secondo me tutti i libri di Kay sono belli. O forse dovrei scrivere più che belli…

River of Stars è il romanzo che Kay avrebbe dovuto scrivere alcuni anni fa. Solo che a un certo punto delle sue ricerche preliminari è incappato nei poeti della dinastia T’ang, se ne è innamorato e il risultato è stato ciò che abbiamo potuto leggere nello scorso volume.

Il nuovo romanzo è ambientato circa 350-400 anni dopo rispetto al precedente, e deve il suo titolo (Fiume di stelle) alla Via lattea, così come la chiamano i cinesi. Visto che divide ciò che è mortale da ciò che non lo è diviene anche un simbolo della distanza che c’è fra noi e i nostri sogni, ed è la rappresentazione del tema principale del romanzo.

Lo scrittore ne parla brevemente in questo video: 

Questa invece è la quarta di copertina:

Ren Daiyan was still just a boy when he took the lives of seven men while guarding an imperial magistrate of Kitai. That moment on a lonely road changed his life—in entirely unexpected ways, sending him into the forests of Kitai among the outlaws. From there he emerges years later—and his life changes again, dramatically, as he circles towards the court and emperor, while war approaches Kitai from the north.

Lin Shan is the daughter of a scholar, his beloved only child. Educated by him in ways young women never are, gifted as a songwriter and calligrapher, she finds herself living a life suspended between two worlds. Her intelligence captivates an emperor—and alienates women at the court. But when her father’s life is endangered by the savage politics of the day, Shan must act in ways no woman ever has.

In an empire divided by bitter factions circling an exquisitely cultured emperor who loves his gardens and his art far more than the burdens of governing, dramatic events on the northern steppe alter the balance of power in the world, leading to events no one could have foretold, under the river of stars.

Ho mai scritto che il linguaggio di Kay è pura poesia, che i suoi personaggi sono straordinariamente caratterizzati, le sue storie complesse pur riuscendo quasi sempre a rimanere racchiuse nello spazio di un solo volume e che ogni volta riesce a spezzarmi il cuore?

Suppongo di averlo già detto, ma in certi casi una ripetizione non guasta. L’editore canadese del romanzo crede in lui a tal punto da avergli dedicato la copertina del copertinario, questa: http://www.brightweavings.com/books/riverofstarsspread.htm.

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4 risposte a Guy Gavriel Kay: River of Stars

  1. M.T. ha detto:

    Sono tra quelli che l’ha acquistato, letto, recensito e pubblicizzato 🙂
    Se un pò ti conosco, penso che presto avremo un articolo su FM che ne parla 🙂
    Mi auguro e spero che venga tradotto, perché Kay è un ottimo scrittore: stile, trame, caratterizzazione dei personaggi, insegnamenti di storia e mitologia. La sua narrativa è più che narrativa di genere: è Letteratura.
    E visto che il cambiamento ormai deve esserci, perché hanno veramente stomacato i romanzi di giovani con protagonisti giovani salvatori della patria/mondo/universo tutti capricci e sentimentalismo, è ora di puntare sullo spessore e sulla qualità.

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  2. Gli articoli purtroppo sono legati al tempo che ho a disposizione per scriverli, tempo che non è mai abbastanza.
    Sul fatto che i romanzi di Kay siano letteratura a pieno titolo e non semplici opere di genere sono pienamente d’accordo con te, quanto alla traduzione non possiamo che sperare. Anche se certi libri a me, a te e a tanti altri fanno venire i brividi dal disgusto se vendono gli editori continuano a pubblicarli. Possiamo pensare quello che vogliamo delle capacità letterarie della Strazzulla, tanto per fare un nome, ma se il suo libro vende il doppio di quello di Kay (da noi è stato così, altrove non so) è ovvio che l’editore preferisce pubblicare la Strazzulla. Gli editori vogliono per prima cosa vendere, altrimenti non stanno in piedi, se poi quello che vendono è un’opera di qualità tanto di guadagnato, ma non è l’obiettivo principale.

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  3. M.T. ha detto:

    Sto notando una cosa, almeno con quelli che parlo che condividono il piacere della lettura, ovvero il rivolgersi al passato per trovare letture non solo piacevoli, ma che diano qualcosa in più: Vance, Anderson, Le Guin, Gemmell, Holdstock, Eddings, Howard, Moorcok. Cito alcuni scrittori di pubblicazione non recente nell’ambito fantasy per fare un esempio di cosa viene ricercato; già alcune CE stanno riproponendo alcuni di volumi di questi autori che ormai erano recuperabili solo nell’usato, dato che ormai sono fuori catalogo (come succede con Vance). Questo è un segnale che salvo qualche eccezione, gli autori del presente, a parte il consumo immediato, non stanno soddisfacendo il lettore (quello vero, non quello che si fa guidare dalla massa e dalla pubblicità, che deve avere un libro solo perché ce l’hanno in tanti).

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    • Le persone che acquistano seguendo la moda del momento sono tante, troppe, e infatti una buona parte dei best sellers sono tali indipendentemente dalla loro validità letteraria. Abbiamo tutti sotto gli occhi il caso della James, che vende tantissimo nonostante il fatto che non sappia scrivere. Ho letto tantissime recensioni neegative, ne ricordo una firmata da Severgnini ma i giornali sono pieni di critiche di chi ha letto la trilogia e parla male di trama, caratterizzazione dei personaggi e persino grammatica. Però le classifiche le vendiamo.
      Il che non significa che ogni cosa che vende sia una porcheria, anche L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon ha conquistato la cima delle classifiche ma si tratta di tutt’altro tipo di libro, e non mi sto certo riferendo al genere.
      Detto questo, dire che gli autori attuali non sono in gradi di soddisfare il lettore mi sembra una critica gratuita. Tu ami Brandon Sanderson e Guy Gavriel Kay, non ricordo cosa pensi di George R.R. Martin, Patrick Rothfuss, Andrzej Sapkowski, Silvana De Mari, Steven Erikson, J.K. Rowling e Jonathan Stroud ma sono tutti autori più che validi. A loro potremmo aggiungere Robin Hobb, Jacqueline Carey, Trudi Canavan, Markus Heitz e Rick Riordan, tutti con un buon seguito di lettori, un po’ troppi per definirli qualche eccezione.
      Anche Tolkien ed Ende continuano a essere cercati, e allora? Pure Dante e Ariosto continuano a vendere, se in passato ci sono state opere valide è giusto che vengano ancora pubblicate, e sono contenta quando un editore ristampa opere importanti ormai introvabili da tempo, ma ristampare opere immeritatamente sparite dalla circolazione non significa sminuire quanto viene prodotto ora.
      Piccola parentesi sugli autori che hai citato: di uno ho letto cinque opere e le ho trovate leggibili e nulla più, di uno ho letto un romanzo e ne ho abbandonato un altro, di un altro ho letto alcuni racconti minori ma mi sono annoiata con quelli che lo hanno reso famoso e infatti li ho abbandonati, di uno ho abbandonato l’unico romanzo che ho provato a leggere, di tre ho dato uno sguardo superficiale in biblioteca alle loro opere e le ho sempre trovate noiose in poche righe e quindi rimesse giù, solo due li ho amati in quasi tutte le loro opere, anche se pure loro hanno scritto una manciata di romanzi scadenti. Non sempre rivolgersi al passato dà la garanzia di trovare opere di qualità, con questi scrittori per lo più mi sono annoiata, e in altri casi mi sono imbattuta in opere così scadenti che non valevano la carta su cui erano stampati. Come si dice, l’erba del vicino è sempre più verde. O, se vogliamo, è facile convincersi che nei bei vecchi tempi le cose andavano meglio. Va bene chiedere agli editori di pubblicare opere di qualità, va bene cercare anche ristampe o vecchie edizioni di opere importanti pubblicate in passato, ma esaltare il passato a scapito del presente senza fare analisi un po’ approfondite è qualcosa che io non intendo fare.

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