Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 4: Eddard

Dopo averlo visto dall’esterno finalmente entriamo nella testa di Eddard. La scena all’inizio è sfarzosa, l’arrivo del re e del suo corteo a Grande Inverno. Nella serie televisiva c’è un cambiamento divertente, una scenetta con Arya che si presenta all’ultimo momento con in testa un elmo da soldato. Sono piccoli dettagli, ma che rendono bene il carattere della ragazzina. E poi c’è lo sguardo che si scambiano Sean Bean e Mark Addy. Martin ha dichiarato che fin dal principio il loro sogno era avere Sean Bean per il ruolo di Eddard Stark, e Peter Dinklage per quello di Tyrion Lannister. Desiderio avverato, e ottimi risultati direi. Il sopracciglio inarcato di Sean Bean in risposta all’accusa di Mark Addy di essere ingrassato è impagabile.
Ma non è la serie televisiva ad avermi conquistata. Sono i romanzi, e come sempre ogni capitolo è incredibilmente ricco.
Finalmente a pagina 47 George inizia a raccontarci un po’ della ribellione Baratheon. Prima c’era stato solo qualche rapido accenno, ora iniziamo a farci un’idea di cosa sia accaduto quindici anni prima, ma le rivelazioni su quei fatti continueranno per tutto il corso della saga. Martin ha affermato che non scriverà mai racconti prequel dedicati alla giovinezza di Ned e Robert, perché tutto quello che abbiamo bisogno di sapere lo racconterà in questi libri. Intanto sappiamo che ora Robert è un panzone spaventoso, ma che una volta era uno di quegli uomini capaci di far girare la testa alle fanciulle. Abbiamo un primo accenno alla rivolta Greyjoy che ci aiuta a inquadrare meglio la figura di Theon, e abbiamo la descrizione del “great antlered helmet of his House”, “l’elmo munito di corna di cervo della sua nobile casa” (pag. 47). Cervo e unicorno non sono esattamente lo stesso animale anche se entrambi sono dotati di uno o più corna, ma Martin usa la parola antlered, e ogni volta che parla del corno dell’animale che ha ucciso la meta-lupa lo definisce antler. Che voglia che il lettore faccia 1+1?
I due scendono nelle cripte, e noto che le statue degli Stark defunti portano sulle gambe una spada di ferro per “tenere gli spiriti della vendetta imprigionati nelle cripte” (pag. 50). E io mi domando se sia solo una leggenda o se non nasconda un fondo di verità, mentre Sergio Altieri scrive la solita altierata e dice che Ned “non volle crederci”, ma secondo Martin lui si limitò a sperarlo, “He hoped not”. Proseguendo su questa linea credo non ci si possa più stupire se Martin scrive che Brandon, il primogenito del lord di Grande Inverno, era “born to rule”, nato per governare, visto che il regno è uno solo e che sul trono siede un Targaryen, e in italiano troviamo che era “nato per regnare” (pag. 51). E che fra i significati di rule oltre che governare ci sia anche regnare conta poco, se pensiamo al contesto in cui è inserita la parola. Dubito che Aerys sarebbe rimasto tranquillo sul trono di un regno dimezzato mentre qualcun altro regnava su tutto il Nord.
Quindi incontriamo per la prima volta lo spettro di Lyanna, fanciulla bellissima amata intensamente – anche se in modo diverso – da suo fratello e da colui che era il suo promesso sposo. Incidentalmente noto che il nome completo della fanciulla del racconto di Martin Un canto per Lya è Lyanna, e che anche il suo destino è tale da infrangere il cuore. Martin ama i personaggi tragici, ricordiamolo. E con l’inverno che sta arrivando ancora non abbiamo la certezza che per chi è sopravvissuto a migliaia di pagine di intrighi, guerre e tradimenti le cose finiranno bene. Leggiamo della promessa, senza sapere cosa Ned prometta, e scopriamo dell’odio di Robert per i Targaryen. Ma la descrizione della morte di Lyanna è un po’ diversa nelle due lingue. Fra “le dita di lei che abbandonavano le sue lasciando cadere petali disseccati, anneriti” (pag. 52) e “how tightly her fingers had clutched his as she gave up her hold on life, the rose petals spilling from her palm, dead and black” c’è di mezzo la volontà della ragazza. Lei ha stretto con forza le dita di Ned, finché ha rinunciato alla presa sulla vita. Ha rinunciato, Lyanna, rifiutandosi di morire finché Ned non le ha fatto una promessa che era più importante della sua stessa vita.

La copertina di uno dei tanti volumi dell'edizione cinese di A Game of Thrones

Segue una piccola lezione di storia e politica dei Sette Regni: Battaglia del Tridente, morte di Jon Arryn, primo accenno a quel simpaticone di Tywin Lannister. E dimostrazione come i personaggi MartinAltierani sappiano interpretare correttamente il senso delle frasi anche quando altri, come i lettori italiani, non ci riescono. Robert afferma categoricamente che Robert Arryn succederà al padre “nel Nido dell’Aquila e in tutti i suoi proventi” e poi conclude con un perentorio “Adesso però basta parlarne” (pag. 54), “No more”. Letteralmente la traduzione è corretta, ma se è così perché Ned viene colto di sorpresa? Al massimo dovrebbe essere infastidito dalla secchezza con cui viene zittito. Le opzioni principali per il suo stupore, a mio giudizio, sono due: o ha letto nel pensiero del suo amico o ha avuto anche lui sottomano la versione inglese e ha capito che quel No more significa invece Nulla più, cioè che Robert Arryn non erediterà uno dei titoli che erano appartenuti a suo padre, quello di protettore dell’Est. Robert Baratheon in questo caso non taglia corto su una discussione, ma taglia senza mezzi termini uno dei titoli di uno dei suoi vassalli, e Ned se ne stupisce. Dettaglio sulla serie televisiva: Robert Arryn è stato rinominato Robyn perché la produzione aveva paura che due nomi uguali avrebbero mandato in confusione gli spettatori. Anche se, a parte il nome, i due personaggi non hanno proprio nulla in comune.
Robert fa al suo amico due di quelle offerte difficili da rifiutare: gli offre il secondo posto più importante del regno, e progetta di unire in matrimonio i loro figli. Ned decide di pensarci su. “Il suo posto era in Nord”, leggiamo a pagina 57. “This was his place”, con la parola This scritta in corsivo. Sono solo suggestioni, o c’è qualcosa di vero in questi presagi di un uomo che non crede ai presagi?

Sotto la foto parlo della mamma di Jon Snow. Non ci sono spoiler, nel senso che non faccio alcun riferimento ad avvenimenti futuri, ma mi baso comunque sulla mia conoscenza della saga. Quello della mamma di Jon Snow ormai è un finto mistero, sappiamo tutti chi sia (almeno, tutti coloro che hanno letto i romanzi più di una volta e hanno notato determinati dettagli, o che hanno letto le relative discussioni su internet), ma ufficialmente Martin non lo ha ancora detto. Come lui stesso ha sottolineato, è uno dei problemi di internet: una volta un fan scopriva quel che lui stava cercando di tenere nascosto, ma lo sapeva solo lui. Per tutti gli altri la vicenda era ancora avvolta nel mistero. Ora un fan lo scopre, lo scrive su internet e nel giro di pochissimo tempo lo sappiamo tutti. Anche a me è stato detto, e non direttamente da Martin, ma so che è vero. Si tratta della notissima teoria R+L=J. Nelle righe sottostanti mi limito a evidenziare gli indizi disseminati da Martin in queste pagine.

La sigla è quanto di più semplice ci sia: Rhaegar Targaryen + Lyanna Stark = Jon Snow. Rhaegar e Lyanna hanno fatto una fuga d’amore, perché per loro non c’era un futuro insieme. Lui era sposato con Elia Martell. e da lei aveva avuto due figli. Lei era promessa sposa a Robert Baratheon. Purtroppo la loro fuga è stata male interpretata da chi gli era vicino, e la situazione è precipitata in un modo che difficilmente chiunque avrebbe potuto prevedere. Nei prossimi capitoli vedremo come e perché. Intanto vediamo cosa ci dice lo zio George.
Pagina 50: “Robert Baratheon (…) era sempre stato un uomo di colossali appetiti, pronto a immergersi nei piaceri della vita. Una cosa che nessuno avrebbe mai potuto dire di Eddard Stark”. Cioè, Ned non è il tipo da dimenticare tutto il resto, dettagli come il fatto di essere sposato, per andare a divertirsi con la prima fanciulla che incontra.
Ned parla del desiderio di Lyanna di essere riportata a Grande Inverno, e subito dopo pensa alla promessa. Lei sta morendo e lo sa, come può il fatto di sapere di essere deposta in una tomba piuttosto che in un’altra farle passare la paura? Eppure è questo che ci viene fatto credere a una prima lettura. In inglese è ancora più evidente quanto lei tenga alla vita, almeno finché non riceve la famosa promessa.
C’è molto sangue in quella stanza, perché lei sta morendo di parto. Non viene detto chiaramente, ma cos’altro potrebbe essere a provocare la sua morte? Non ferite infertele da Rhaegar, morto da diversi mesi. In mancanza di ipotesi migliori – e per chi non ha letto i volumi successivi segnalo che questa scena tornerà ancora nella mente di Ned, e tutti i dettagli descritti puntano in direzione di una donna che partorisce – è questo che sta avvenendo: sta nascendo Jon, e sua mamma sta morendo. Ricordiamolo, lei si trova in una torre isolata, senza nessuna assistenza. Ned viene ritrovato molto dopo da Howland Reed mentre stringe il suo corpo fra le braccia. Significa che non poteva esserci nessun altro. Forse Howland non era andato nella torre per discrezione, e si decide a farlo solo quando capisce che c’è qualcosa che non va. E alla rievocazione della Battaglia dei Tridente (pag. 52) “non c’era nulla che Ned potesse dire” perché se solo provasse a spiegare che Lyanna e Rhaegar si amavano Robert vedrebbe in Jon un Targaryen, il figlio dell’uomo che odia con tutte le sue forze, e lo ammazzerebbe.

Sotto la foto c’è uno spoiler pesantissimo da Il grande inverno.

La copertina dell'edizione rilegata italiana

Robert scherza sulla sua prematura scomparsa, ma a quanto pare è più prematura di quel che pensava lui. Muore con coraggio, bisogna dargliene atto, ma si ficca nei guai per il solo fatto di fare tutto senza ragionare, e prendendo ogni cosa con superficialità. Da sua moglie ai cinghiali, Robert commette un bel po’ di errori di valutazione, e il voler far provare un po’ d’estate al suo amico porta alla rovina anche lui. Avremmo dovuto ricordare le ultime righe di questo capitolo: Quello era il suo posto, i morti lo sapevano. E l’inverno stava arrivando.
Sotto la foto spoiler da I fuochi di Valyria (A Dance with Dragons parte 2).

Alcune spade sono corrose, altre le portano via Bran e Rickon nella loro fuga. Che ci siano davvero spettri che vagano fra le mura di Grande Inverno? In un primo momento viene spontaneo pensare a Mance Rayder, ma possiamo davvero essere sicuri che sia solo lui lo spettro che si aggira in cerca di vendetta?
E Bran vede molte cose attraverso gli occhi degli alberi diga. Prova a parlare, ma chi lo ascolta sente solo il frusciare delle foglie nel vento. È solo suggestione quella che prova Eddard Stark, o davvero sta sentendo qualcosa?

Questa voce è stata pubblicata in George R.R. Martin rilettura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

4 risposte a Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 4: Eddard

  1. Stefano ha detto:

    Leggendo questi post mi rendo conto della incredibile quantità di dettagli che mi sono perso o dimenticato. Ma non è tutta colpa del lettore, la quantità di indizi e di sfumature è talmente elevata che, per fare un irriverente parallelo televisivo, “Lost”, al confronto impallidisce.
    A proposito di televisione: io posso fornire qui una mia chiave di lettura sul confronto libro/serie TV di Game of Thrones. Perché? Perché ho iniziato a leggere i libri DOPO aver visto la prima stagione del serial televisivo, e ho visto la seconda stagione televisiva DOPO aver letto i libri corrispondenti.

    Risultato?

    Per me Game of Thrones è uno show televisivo fatto per i fan della serie. Se non hai letto i libri non capisce niente, o perlomeno capisci un centesimo di quanto dovresti. Dieci salti di scena a puntata, 1000 personaggi da tenere a mente. Uno spezzatino. Per tutta la durata dello show si ha sempre l’impressione di essere arrivati tardi alla festa e di essersi perso qualche passaggio. La TV ha tempi diversi, gli autori avrebbero dovuto capirlo. Per tornare all’esempio di Lost avrebbero dovuto fare, almeno all’inizio, delle puntate character/centriche. Fateci conoscere un personaggio per volta (Dany, Stark ecc…) e non buttarmeli tutti la nel minestrone. Io non mi vergogno di dire che non riuscivo a tenere il filo. Ad esempio non riuscivo a capire che cavolo centrasse il prologo iniziale con il resto della storia. Altra cosa che avrebbero dovuto fare è ideare dei piccoli climax ad ogni puntata, in modo da rendere ogni episodio significativo. Guarda io addirittura avrei spostato Dany e Jon/Barriera in stagioni tutte per loro e lasciato la prima alla sola lotta per il trono di spade. Sarebbe stato bellissimo, molto più “televisivo” e comprensibile al neofita.

    La seconda stagione l’ho vista dopo aver letto i libri. Beh, ora è tutto più semplice e familiare, ma nella visione, oltre alla naturale ed inevitabile sensazione di “fretta” non è scomparsa affatto la sensazione di spezzatino assemblato. Personalmente guarderò le stagioni successive solo per dare un volto ai personaggi che ho tanto amato.

    Scusa la lungaggine!

    "Mi piace"

  2. Grazie per il tuo commento sulla visione da spettatore prima che lettore. Io leggo i romanzi dal 1999, quindi a volte fatico a immedesimarsi negli spettatori/lettori nuovi.
    Conosco persone che hanno seguito il tuo stesso percorso, o che si sono fermate alla sola visione. Appena possono mi sommergono di domande su chi è chi o sul perché vengono fatte determinate cose. Più di una volta mi hanno ringraziata per i chiarimenti, quindi suppongo che per uno spettatore sia faticoso seguire tutto. Io d’altra parte ero lì che mi lamentavo per l’assenza di Brynden Tully o per tutti i mancati riferimenti alla rivolta Baratheon. Per te (e per loro) c’era troppa carne al fuoco, io avrei fatto volentieri a meno di Ros e avrei voluto qualcosa di più vicino ai libri.
    Il percorso giusto è difficile da scoprire, probabilmente perché spesso non c’è un percorso giusto e bisogna tirare a indovinare. A volte si riece, a volte no.
    I produttori non potevano fare quello che suggerisci, lasciare alcuni personaggi indietro e riprenderli dopo. Martin non lo avrebbe consentito. Ho letto diverse interviste in cui ha dichiarato di aver rifiutato offerte di Hollywood perché volevano raccontare la storia di Daenerys o di Jon o di qualcun altro lasciando da parte li altri per ovvi motivi di tempo/comprensione. Lui ha sempre rifiutato. Accetta modifiche, le capisce visto che per dieci anni pure lui è stato sceneggiatore, ma lo spirito dev’essere quello giusto, e questa è una storia corale.
    Pensa anche ad A Feast for Crows. In molti si sono lamentati per l’assenza di alcuni punti di vista e la comparsa di punti di vista nuovi. Con lo show sarebbe stato lo stesso: se Dany fosse entrata in scena alla terza puntata gli spettatori avrebbero detto “chi diavolo è questa? Ridateci gli Stark!” e avrebbero apprezzato ben poco la sua storia.
    I climax degli episodi ci sono, solo che quei geni di Sky hanno trasmesso due puntate alla volta e hanno scombinato tutto. Il primo episodio finisce con il volo di Bran, la scena, anche ne romanzo, che ha catturato tutti. A me la storia piaceva già prima, ma da quel momento in poi ho dovuto assolutamente andare avaati per sapere cosa sarebbe successo. Ecco, un conto è lasciare gli spettatori con il fiato in sospeso per una settimana, un altro è dare la risposta un’ora dopo.
    Per la terza stagione spero che non partano a inventare un po’ troppo. Vedremo.

    "Mi piace"

    • Stefano ha detto:

      Concordo sulla difficoltà nel cambiamento e ovviamente se Martin è contrario il castello di proposte crolla all’istante. E poi pensa ad una stagione con la sola lotta al Trono di Spade: come avrebbero fatto poi a ristampare e vendere il libro con anche la parte Danarys? 😀
      Comunque secondo me tu continui a pensare “da lettrice”. Chi non ha letto i libri non conosce Dany (o Brynden Tully!) e l’efficacia della sua introduzione in una seconda stagione sta alla abilità degli autori. Per fare un esempio che ho già citato, in Lost venivano spesso introdotti personaggi nuovi magari solo debolmente accennati in passato che all’improvviso diventavano importanti. L’approfondimento sugli stessi è stata la cosa meglio riuscita dello show. Nessuno (o quasi, dai) si è lamentato, anzi.
      In più aggiungo che (sempre secondo me) una stagione da dieci episodi con tre binari diversi e paralleli (Approdo del Re, Dany, Barriera) è parecchio cervellotica. Ti assicuro che pure io conosco persone che lo hanno guardato e che, interrogati sulla trama, mi hanno dimostrato subito che non ci hanno capito una benemerita fava. Io stesso ho dovuto leggere i libri. Colpa dello spettatore? No, MAI.

      "Mi piace"

      • Benioff e Weiss hanno dovuto camminare su un filo sottile per rimanere fedeli ai romanzi e dare agli spettatori qualcosa di comprensibile. Considerando il successo della serie evidentemente sono stati capaci di far apprezzare abbastanza la loro storia, anche se hanno dovuto tagliare alcune cose e sono stati oscuri su altre. A me è spiaciuta l’assenza di Brynden Tully ma capisco la scelta della produzione, mi è piaciuto meno il rapporto fra Arya e Tywin. Charles Dance è bravissimo, e così ora sembra che il Lannister in fondo sia un bonaccione e che fa quello che deve solo nell’interesse della famiglia. No, lui è uno stronzo di prima grandezza e gli hanno cambiato il carattere. Capisco che dovevano dare una storia ad Arya, e che dovevano semplificare qualche trama per stare nei 10 episodi, ma stravolgere un personaggio non mi sta bene.
        La prima stagione mi è piaciuta molto, la seconda un po’ meno per via degli eccessivi cambiamenti, secondo me non sempre giustificati. I non lettori certo non hanno capito tutto, per tutto il periodo della trasmissione l’anno scorso sono stata interrogata dai colleghi che volevano capire meglio quel che era appena successo. Il bello è che uno stava guardando le puntate che si era registrato da Sky mesi prima, quindi era ancora alla prima stagione, uno faceva i download degli episodi americani e perciò era il più avanti e due seguivano la serie su Sky ed erano in un altro punto ancora. Dalle loro domande vedevo quanti dubbi nascevano, e ogni volta dovevo fare attenzione a cosa rispondevo per evitare spoiler. In più c’era mio marito che stava leggendo i romanzi e all’epoca era dalle parti del Dominio della regina, era un disastro seguire tutti.
        Comunque sono d’accordo che non è colpa dello spettarote. Martin ha voluto sbizzarrirsi e trasporre la sua opera è un’impresa notevole.

        "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.