Elena Gianini Belotti e Marion Zimmer Bradley: la donna come individuo

Dalla parte delle bambine

L’8 marzo è la festa della donna, lo sappiamo tutti. Io non amo particolarmente le giornate a tema, mi sembra quasi che sminuiscano il soggetto che vogliono celebrare. Oggi facciamo gli auguri a tutte le donne, magari buttiamo via un po’ di soldi per comprare un mazzo di mimose o un altro regalo, e domani andiamo avanti come sempre. No, la cosa non mi sta bene.
L’unico modo per festeggiare davvero è che ci siano veramente rispetto e parità. Il che non vuol dire andare in pensione tutti alla stessa età per avere pensioni simili (che comunque non ci sono), perché il carico di lavoro di cui si sobbarca una donna nell’ambito familiare, anche nella migliore delle ipotesi, è sempre superiore a quello di cui si sobbarca l’uomo. Io mi ritengo fortunata, mio marito fa tante cose, ma perché una donna deve ritenersi fortunata se suo marito l’aiuta? Entrambi mangiamo (il che significa fare la spesa, cucinare, lavare i piatti), entrambi ci cambiamo (vedi biancheria da lavare), entrambi sfruttiamo la casa (che si sporca e va pulita), entrambi siamo genitori (e ovviamente le bimbe hanno bisogno di tante attenzioni) ed entrambi lavoriamo. Non è così per la maggior parte di noi? E le donne del mondo occidentale sono più fortunate, perché la nostra cultura finge che siamo uguali e quindi anche se a volte ci sfrutta non ci maltratta come avviene in altre società.
Ci vorrà tempo perché le cose cambino davvero, ma per farlo bisogna essere convinti di ciò che facciamo, e andare avanti senza stancarci. E forse un po’ di riflessione su tante piccole cose non guasta, a partire dalla nostra educazione e dal nostro modo di vedere il mondo.
Tempo fa ho letto un libro straordinario. È stato pubblicato per la prima volta quasi quarant’anni fa, ma la maggior parte di ciò che c’è scritto al suo interno è ancora attualissimo. Si intitola Dalla parte delle bambine, e la sua autrice è Elena Gianini Belotti.
Gianini Belotti traccia un quadro molto articolato del nostro modo di vedere e di come ci adattiamo, anche inconsapevolmente, a una discriminazione che privilegia il maschio a discapito della femmina, e le madri e le educatrici non sono esenti da critiche. Come scrive nell’introduzione l’autrice “La critica alle donne contenuta in quest’analisi non vuole essere un atto d’accusa, ma una spinta a prendere coscienza dei condizionamenti subíti e a non trasmetterli a loro volta, e contemporaneamente a rendersi conto che possono modificarli. L’operazione da compiere, che ci riguarda tutti ma soprattutto le donne perché ad esse è affidata l’educazione dei bambini, non è quella di tentare di formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma di restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che più gli è congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene.” Perché “La parità dei diritti con l’uomo, la parità salariale, l’accesso a tutte le carriere sono obiettivi sacrosanti e, almeno sulla carta, sono già stati offerti alle donne nel momento in cui l’uomo l’ha giudicato conveniente. Resteranno però inaccessibili alla maggior parte di loro finché non saranno modificate le strutture psicologiche che impediscono alle donne di desiderare fortemente di farli propri. Sono queste strutture psicologiche che portano la persona di sesso femminile a vivere con senso di colpa ogni suo tentativo di inserirsi nel mondo produttivo, a sentirsi fallita come donna se vi aderisce e a sentirsi fallita come individuo se invece sceglie di realizzarsi come donna.
Il libro è scritto benissimo, chiaro e scorrevole, ed estremamente illuminante. Secondo me tutti dovremmo leggerlo.

Non solo saggi. Anche la narrativa d’evasione ha cercato di parlare della donna, e spesso ha prodotto opere notevoli. Una scrittrice molto attiva sul fronte femminista è stata Marion Zimmer Bradley, che ho citato qualche giorno fa tramite l’incipit de Le nebbie di Avalon. In molti suoi romanzi il tema dei diritti delle donne è fondamentale.
Uno dei più importanti in proposito è La catena spezzata. Cito alcune frasi dall’introduzione della vecchia edizione Nord:
ci furono anche recensioni favorevoli. Judy Blum […] commentò che quasi tutte le storie d’avventura venivano scritte per gli uomini, e che le donne lettrici si sentivano sempre come le tifose che guardano le partite di baseball sapendo benissimo che si tratta di un gioco che nessuna donna può praticare; e concludeva così: «Grazie, signora, per averci fatto entrare nel campo da gioco». L’idea di donne che avessero avventure per conto loro – e salvassero perfino uomini non abbastanza in gamba per salvarsi da soli – deliziò moltissime lettrici…”
moltissime donne mi hanno scritto per ringraziarmi di aver composto un libro dove le vite delle donne fossero prese sul serio, e non considerate semplicemente nell’ambito domestico e nei loro rapporti con gli uomini. Un libro su donne indipendenti, che lottano in una società ostile e realistica, per mantenere un’indipendenza conquistata a duro prezzo…”
volevo una società realistica: non una società perfetta, di sogno, dove non ci fossero uomini a sfidarle, ma un mondo di donne che lottavano, come fate voi, e come faccio io, e come fanno tutte […] per conservare indipendenza e autonomia quando tutti gli uomini nei pareggi se ne sentono minacciati.
E così nacquero le Amazzoni: l’onorevole alternativa in una società patrista-patriarcale: le donne che hanno conquistato la libertà con «la rivolta e la rinuncia» e la conservano, non come un dono offerto loro dalla loro società priva di uomini, ma combattendo per essa, lavorando per essa, e rinunciando alla facile scelta di diventare proprietà di qualche uomo
…”
Il romanzo nato con queste premesse presenta donne forti che spesso compiono scelte dolorose perché, come dice Rohana in una delle scene più drammatiche del volume, “neppure la libertà di scegliere garantisce sempre la felicità” perché “tutto a questo mondo ha un prezzo”, anche la libertà o la serenità. Una storia che non manca di emozionarmi ogni volta che la leggo.

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3 risposte a Elena Gianini Belotti e Marion Zimmer Bradley: la donna come individuo

  1. Pingback: Nina e i diritti delle donne | librolandia

  2. librini ha detto:

    Sembra che la Marion sia più profonda di come pensavo…. La leggerò!

    "Mi piace"

    • Dipende dal libro. A me della Zimmer Bradley piacciono in particolare i romanzi degli anni ’70-’80, quelli precedenti per lo più mi sembrano un po’ immaturi e quelli successivi sono un po’ troppo lenti, o sono paranormal, un genere che mi piace poco.
      Dopo la morte della Zimmer Bradley ci sono state accuse di molestie da parte di una figlia, accuse a cui lei ovviamente non può rispondere in alcun modo, ma che fatico ad associare all’immagine della donna che emerge dai romanzi. La catena spezzata per me è un romanzo straordinario, che mostra donne forti che combattono, che soffrono e che devono trovare la loro strada in un mondo che non fa sconti a nessuno. Una società realistica, con risposte importanti, all’interno di una trama per me molto piacevole da leggere. Non per nulla l’unico nickname che io abbia mai usato in forum fantasy è Kindra, dal nome di una delle amazzoni di La catena spezzata.

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